lunedì 27 febbraio 2012


27 febbraio 2012

Fuori di capoccia. Ho scaricato le tue foto sull' iPad e le sto mostrando a chiunque osi avventurarsi nella mia stanza. Io che teorizzavo che tutti i neonati sono uguali ti vedo strastosfericamente bello. E dire che solo sette mesi fa, al mare, sorridevo a quel raduno di nonni che, davanti al fritto misto, si passavano i telefonini con le foto dei loro nipoti. Non voglio pensare a quando pronuncerai la tua prima parola. Che sarà “nonno”, vero?



domenica 26 febbraio 2012


26 febbraio – ore 19

NONNITUDINE. Secondo il manuale che ho comprato, uno dei miei compiti pedagogici sarebbe quello di tenerti accanto mentre faccio giardinaggio. Scordatelo. Benchè le due aiuole di casa facciano 40 mq in tutto, da almeno cinque anni pago un giardiniere. Non fa per me. Piuttosto ti leggerò le favole, i classici. Collodi, i Fratelli Grimm, Esopo e, quando sarai più grande, anche “Cuore” di De Amicis. Te le leggerò e te le rileggerò cento e mille volte. Per condividere le nostre radici. E per farti conoscere e apprezzare il suono e la bellezza della nostra lingua. 

sabato 25 febbraio 2012


25 febbraio – ore 10

Ti sto cuocendo la torta di amaretti. Si, lo so, hai solo una settimana, ma tua madre mi ha convinto che tutto passa per il latte. La paraculina. E allora ho deciso, se così deve essere, di farti abituare ai sapori che preferivo da bambino. La torta di amaretti, specialità della tua terra di origine da parte di madre, la compravo al forno a fette. 50 lire. Ti dico come si fa. Scolpisco la ricetta nella pietra del web per quando ti verrà nostalgia dei sapori del nonno. Sopra una base per crostata cuoci l'impasto che ti dico: in quattro tuoli d'uovo monta 150 grammi di zucchero e 70 di burro fino a ottenere una spuma soffice. Aggiungi poi, sempre montando, 350 grammi di amaretti ridotti in polvere ammorbidendo con un bicchierino di Sassolino Stampa (se avranno smesso di farlo usa Mistrà) e, se è ancora troppo grumoso, un po' di panna o latte. Aggrega poi i quattro albumi montati a neve, metti nello stampo dove c'è già la base di pasta di crostata che ti avevo detto, e inforna per 45 minuti a 180 gradi. Copri la teglia, prima di mettere in forno, con un coperchio per evitare che si bruci la superficie. Poi mi fai sapere.

venerdì 24 febbraio 2012


24 febbraio – ore 18

Ragazzo mio. Questa mattina, finalmente, l'incontro. Non è stato un vero “faccia a faccia”, tua madre è ancora troppo presa da te per mollarti un attimo, ma ci siamo visti da vicino. Non so se tu hai visto me ma mi ero preparato per l'occasione. Vestito “da onorevole”, nel senso che ero vestito come quando ospito in trasmissione un “personaggio”. Che cosa vuoi di più? Il nonno, nell'eventualità che tu lo scorgessi, è arrivato in abito gessato, camicia rigata indossata oggi per la prima volta, cravatta blu. Sei un ragnetto. Meno ragnetto, però, di tanti altri neonati. La testa è già bella tonda, alla Charlie Brown. Le smorfie che fai con le labbra bianche di latte, quando abbandoni un attimo la tetta, sono un incanto. Solo dopo averti riposto nella carrozzina tua madre mi ha concesso un primo contatto a distanza. “Me lo fai girare un po' nella stanza per farlo addormentare mentre io riordino la casa?”. Ho eseguito felice spiando le tue espressioni, ma anziché dormire eri tu che, di sottecchi, spiavi me. Per dormire c'è tempo.

domenica 19 febbraio 2012


20 febbraio 

ore 7.30

Senza rete. Fra poche ore lascerai il Policlinico e, con tua madre e tuo padre, comincerai ad affrontare la tua vita. A casa ti aspettano un cane e due gatti: Lula, Scala e Strizza. Tre femmine. Auguri.

 

Ore 13


Sei a casa. Tua madre al telefono è stata comprensibilmente sbrigativa: “Scusa, siamo molto concentrati”. Per un genitore, soprattutto la prima volta, questo è il momento della verità. Tu però cerca di aiutare. Attaccati al seno. Lo so, il biberon è più comodo ma cerca di essere meno pigro di tuo nonno che si stancava di mangiare perché “il cucchiaio era pesante”. Appena mi danno il via libera vengo a presentarmi per bene. 


19 febbraio – ore 19.30

Valentino. Ti racconteranno che tuo nonno fece una campagna senza ritegno contro il nome che ti hanno imposto. E' vero, ho scherzosamente rotto le scatole per mesi contro il tuo nome, ma solo perché sapevo che, capocciona com'è, tua madre non te l'avrebbe cambiato.
Valentini è il cognome di tua bisnonna, “la Lea”, mia madre, staffetta partigiana durante la guerra di liberazione, cui il Comune di Carpi ha da qualche anno intitolato una via. Via Lea Valentini, a Cibeno.
Valentino fu anche il mio rivale dell'etere nei primi anni di Radio Bruno. Un'antipatia maturata sui banchi della prima liceo. Lui era il boss di Canale Sette. Sbruffone e arrogante come solo i magliai carpigiani sapevano esserlo in quegli anni di boom economico. In pochi anni li mettemmo all'angolo. Radio Bruno prese il volo, Canale Sette regredì a radio di quartiere. Pochi anni dopo Valentino morì, non ancora quarantenne, stroncato da un infarto. Ne rimasi profondamente addolorato. Ironia della sorte, “Valentino” era un nome d'arte. All'anagrafe si chiamava Ruggero.

venerdì 17 febbraio 2012



17 febbraio – ore 19.30

Ma che cosa ci avevano raccontato? Ma quale testa grossa? Per ora ho visto solo quella ma posso assicurarti che sei proporzionatissimo. Sono venuto al nido. Ero una di quelle facce appiccicate al vetro. Quel signore con gli occhi lucidi che ti guardava sorridere beato. 
Sei bello come e più di tua madre quando uscì dalla sala parto, alle tre di notte del 16 gennaio di 34 anni fa. Più minuta di te con gli occhi immensamente azzurri. Oggi era esausta ma serena. Bella come una Madonna.

giovedì 16 febbraio 2012


16 febbraio – ore 23

Benvenuto Valentino.

 

16 febbraio – ore 23.30


Sei nato nel giorno di Valentino Rossi e mentre a Sanremo suonava Brian May. 


Tua madre sarà contenta.



16 febbraio – ore 21.30

Di te sappiamo già tutto. Sei maschio, già dai primi mesi della tua formazione ti presentavi con un peso e una lunghezza notevolmente superiori alla media, hai le spalle grosse, come tua madre, e la testa grossa, come tuo nonno. Che sono io.
Piacere di conoscerti. Domani verrò all'ospedale a vederti per la prima volta. Per ora sei ancora nel ventre di tua madre. Ma per poco, ormai. Salomè, che fa la spola con la sala travaglio, mi dice che è questione di poco.
Verrai al mondo a Roma, la città più bella del mondo. La città dove ho scelto di vivere, portando con me tua madre e tua nonna, vent'anni fa.
Ti piacerà. Per la sua accoglienza. Per il suo clima, benchè il periodo in cui nasci sia destinato a restare negli annali come “la nevicata del 2012”. Mezzo metro di neve nella città dove non nevica mai. Ma stasera il clima è mite e presto sarà primavera.