martedì 17 luglio 2012


IL GIORNO CHE CI HA CAMBIATO LE NOSTRE VITE. 17 luglio di 25 anni fa, era un venerdì. Venerdì 17. Dopo anni di curricula a vuoto mandati alla RAI ero riuscito, la sera prima, a estorcere un colloquio alla mitica Signora Motta, dirigente dello storico 3131 di Radio Due. "Le selezioni per quest'anno sono finite" mi aveva fatto rispondere dalla segretaria. "Ma come? Ero in lista da marzo e voi avete chiuso senza convocarmi?". "Le passo la capostruttura". E fu lì che, facendomi assaggiare il caratterino che me la fece amare da subito, la signora Motta rilanciò: "La aspetto qui domani pomeriggio. Viale Mazzini, 14. Secondo piano". Erano lei sei di giovedì sera. Modena Roma, all'epoca, erano otto ore di treno. Di andarci con la R5 nemmeno a parlarne. Arrivai a Termini alle due. Un caldo mai sentito. Pressione sotto i tacchi. Semisvenimento su una banchina di marmo rovente. "Si tolga pure la giacca". Non potevo. La camicia era intrisa di sudore. Un'ora di faccia a faccia saltando di palo in frasca. A chi farebbe un'intervista impossibile? Nelle radio private usate il nagra? Lo saprà che Guerzoni è carpigiano come lei... Io riesco a recuperare una lucidità inaspettata e gioco tutto sul "mi prenda ora perchè domani potrei non essere più disponibile". Mi saluta ripetendomi che i colloqui sono chiusi da una settimana e che per di più "quest'anno non facciamo più contratto ai fuori sede per risparmiare sui contributi casa". Le dico che è stato comunque un grandissimo piacere conoscerla. Lunedì 20 mi fa richiamare dalla segretaria "Abbiamo mandato alla firma un contratto di nove mesi. Si presenti il 21 settembre". Nove mesi a me contro i tre dati a tutti gli altri. Il diciassette mi aveva portato fortuna e fu quel venerdì che decise del destino di noi tutti. Te compreso che se tua madre, che all'epoca aveva nove anni, non fosse venuta a Roma non avrebbe conosciuto tuo padre eccetera eccetera eccetera.

domenica 8 luglio 2012

IL BAMBINO DI GOMMA.  Una scimmietta contorsionista. Non ti vedevo da molto tempo, sicuramente più di due settimane, e quello che più mi ha colpito, a parte il grande che sei diventato in così poco tempo, è la capacità di ciucciarti le dita dei piedi con la massima disinvoltura. Io ormai non riesco più a nemmeno vedere che cosa ho sotto la pianta dei piedi, ma questo è un altro film, "Il nonno di legno". Sei buffissimissimo. Ti sdraiano di pancia e riesci a rivoltarti a pancia in su. Ma da pancia in su a pancia in giù ci provi, ci provi, ci provi  ma poi devi rinunciare. E non ti piace. Diciamo così. Anche oggi mi ero rassegnato a guardarti solo da lontano. Tra che ti vogliono solo per loro, e che dicono che ti spavento con il vocione, è una battaglia persa. E invece, improvvisamente, la nonna mi passa vicino con te in braccio e ti lancia senza preavviso in braccio a me. Ti acchiappo al volo, ti metto seduto sul tavolo rivolto verso di me, faccia a faccia e mi dico: o la va o la spacca. E' andata. Prima con le manine mi impabbi gli occhiali per bene e poi cominci a spalpucciarmi le labbra tirandole verso di te. Se questo è il prezzo... Intanto osservo silenzioso le tue orecchie e mi  illudo di trovare qualche cosa di me. Speriamo, solo, che siano un po' meno a sventola...