domenica 27 gennaio 2013

IL BAMBINO A MOLLA. "Mamma, io a quanti mesi e quanti giorni ho incominciato a camminare?". Vale, deciditi, perché l'attesa ci distrugge. Dato ormai per assodato che quella parola, "cane", che io e Ljuba abbiamo sentito pronunciare dalle tue labbra il giorno di Natale, probabilmente non era una parola ma un chissà-che-cosa, quello che ora aspettiamo, pronti per l'applausone, è il primo passo. La nonna dice che l'altro giorno, mentre eravate tu e lei con te che le stringevi due dita con le manine, ne hai fatti tre di passi. Ma vorrei proprio vedere che a lei omologassero questa performance mentre io resto il visionario che ogni volta che ripeto l'episodio del cane tuo padre mi dice  "eccerto... con me ha detto metempsicosi". Tornando al primo passo tua madre lo fece alla festa del suo primo compleanno attraversando la stanza tutto d'un fiato. 


Se hai preso da lei il 16 è vicino. Intanto c'è da dire che gattoni come un micio. Sei un bambino a molla. Ti tengo sulle ginocchia, un po' mi sorridi, un po' mi fai "cara" e intanto qualcuno gira la chiavetta che devi avere da una qualche parte sulla schiena. Poi ti divincoli, fai capire che vuoi essere messo a terra e appena tocchi il pavimento parti come un razzo. Se non sei tu che ti butti addosso a Lula è lei che si butta addosso a te. Ogni sera bagno e cambio vestiti totale. Per una strana legge della fisica non è lei che profuma di bimbo ma sei tu che puzzi di cane.

domenica 13 gennaio 2013

Verrà presto il giorno in cui basterà telefonarci per fare delle delle belle chiacchierate. Oggi, per esempio, è uno di quei tranquilli pomeriggi domenicali in cui ti chiamerei per raccontarti la storia meravigliosa della tua mamma e della notte in cui si affacciò a questo mondo. Trentacinque anni fa a Carpi era un gennaio freddissimo e forse per questo la piccolina  preferiva trattenersi al calduccio. Arriverà a Capodanno, avev previsto il calcolo delle settimane, e la valigia per l'ospedale era pronta da Natale. Laura, carissima amica che aveva deciso di assistere al parto, si era trasferita da noi per non perdere lo spettacolo, caso mai fosse, come poi fu, in notturna. Domenica 15 ospedale. Il tempo è scaduto. A mezzanotte suona il telefono. "Sua moglie è al travaglio". Laura e io usciamo di corsa. Agguanto il primo libro che trovo. "Il ritratto di Dorian Gray", figurati. Mi fiondo nella cameretta. L'ostetrica mi fa "dal battito direi che è una femmina". Meno male - penso - avevamo pronto solo il nome Agnese che difficilmente avremmo potuto riciclare per un maschietto. Accarezzo la mano alla nonna "come stai Gabriella? Sei sicura di stare bene? Tutto ok?". Bastarono tre minuti per farmi cacciare "mandami la Laura per favore, vai a leggere qualcosa intanto...". Oscar Wilde, figurati, fino alle due e mezza quando vedo che vanno a chiamare il ginecologo che sta dormendo nel suo studio e che mi passa davanti con una Marlboro tra le labbra, sigaretta che non spegne nemmeno quando fa nascere, venti minuti dopo, la meraviglia delle meraviglie. Solo trentadue anni dopo scopro che in quello stesso giorno, lunedì 16 gennaio 1978 ore 9, sul "Programma Nazionale"di Radio RAI, va in onda la prima puntata di "Radio Anch'Io". Da due settimane, su Radio Bruno, avevo creato un programma uguale nella struttura, e in onda nello stesso orario, che si chiamava "Carta Bianca".