domenica 30 giugno 2013

"Secondo me, anche se non si dice, Valentino è più bello degli altri bambini". "Valentino E' più bello degli altri. C'è mica da vergognarsi a dirlo"... Vale, sono questi i discorsi che i tuoi nonni fanno quando tu sei con loro perché da quella prima volta, con trolley-la-foto-e-tutto-il-resto, di qualche settimana fa sei già tornato altre due volte. Aveva proprio ragioni la Pezzali: prima tante storie per darteli poi sono sempre lì. Adesso tua madre non telefona neanche più ogni venti minuti. Adesso va in birreria con tuo padre. Adesso glielo possiamo anche dire che le altre volte staccavo la suoneria del telefonino. La cosa che non sono sicuro di poterle dire è che per prepararti cena e colazione - perché a casa dei nonni è il nonno che cucina - delle sue prescrizioni me ne impipo allegramente. Valentino a casa sua ha i sapori di casa sua. A casa dei nonni quelli del nonni. Oh... mica niente di speciale eh? Solo qualche variazione, diciamo. Qualche segreto del cuoco. E visto che è un segreto non lo scrivo nemmeno qui, tanto che ti piace è più che evidente. Valentino deve abituarsi alla diversità. Valentino quando andrà in giro per il mondo dovrà assaggiare di tutto. Valentino è mica un americano che gli disegnano e arredano le stanze di motel  tutte uguali perché in qualsiasi città ritrovino le tranquillizzanti abitudini di casa. Valentino deve capire da subito che ognuno le cose le fa un po' a modo suo e vanno bene tutte. Valentino, che tra l'altro con il nome che porta non può che diventare un latin lover, capirà fin troppo presto che anche l'amore ognuno lo fa a modo suo. E anche qui va sempre bene, purché sia amore.

domenica 9 giugno 2013

NATIVO DIGITALE. Se non vedevo non ci credevo. Dici "uèuè" per dire acqua, "mamma" guardando la pizza bianca ma sai accendere l'iPhone. Il tuo ditino è come l'indice di E.T. quando spinge il bottone centrale mentre tu mi guardi e ridi birbone. Hai il sorriso di tuo padre e tuo fratello. Da "ligera" come dice tua nonna quando fa la milanese. Di me un po' gli occhi coreani, quel taglio vagamente orientale che fu anche di mia madre. Ma tempo per cambiare le carte in tavola ancora ce n'è. Tanto.

mercoledì 5 giugno 2013

LIBERTA'. "Ecco, è arrivato alla maniglia ed ha aperto la porta. Un altro passo verso il caos assoluto..." Questa la considerazione di tua madre postata qualche ora fa su Facebook. Cuore di mamma è trafitto. "Il mio bambino può decidere di andarsene". E prima o poi accadrà. Ti auguro più prima che poi. Impossibile prevedere che cosa ci sarà fuori dalla porta di casa tua nel 2030 ma varrà comunque la pena di esplorarlo. Da solo. Anche se per quella data la tecnologia dovesse averti portato tutto il mondo fuori dentro casa. Spezza ogni guinzaglio, bimbo mio. Sarà doloroso ma sarai felice di averlo fatto. Ti insegnerò a ragionare con la tua testa e a prendere in autonomia le decisioni che riguardano la tua vita. A rispettare te stesso per rispettare gli altri. A farti rispettare.

domenica 2 giugno 2013

ILARIA SARA' CONTENTA: tra tutti i giochi scegli le macchinine. Un bimbo che preferisce i giochi da maschio, alla faccia di tua madre, della sua sindrome da Lady Oscar e di quella sciroccata di tua nonna che non controlla e ti compra i regali rosa. Ilaria, la tata, era preoccupata quando ti vedeva spazzare per terra col mocio e non so se più per paura che prendessi abitudini femminili o di rimanere lei senza lavoro... Ottimo Vale! Vai avanti così a guidare il camioncino. Quando imparerai a parcheggiare in retromarcia comincerò a mettere da parte i risparmi per regalarti la Ferrari alla Festa di Laurea. Ricordalo a chi ci sarà se nel frattempo dovessi non esserci più. Intanto non mi preoccuperei più di tanto nemmeno se ti vedessi con in mano una Barbie. Tuo nonno non ha mai avuto un'arma giocattolo e non ha mai potuto giocare alla guerra che negli anni cinquanta andava ancora per la maggiore nei cortili di Carpi. I maschietti più fortunati avevano i fucili in miniatura e le pistole, se no andavano bene anche le scope modificate. Tuo nonno no. La guerra, quella vera, quella dei lutti e del dolore, era finita da soli dieci anni. La Lea non tollerava che suo figlio potesse sparare. Nemmeno per gioco. E poco importava se l'alternativa era giocare con le bambine. Ed è così che ti sei ritrovato un nonno antimilitarista. Che ancora oggi non sa se è più importante un colonnello o un capitano. E che ha sempre un po' di paura quando sul display del telefonino appare la chiamata del Generale.