sabato 31 agosto 2013



VENT'ANNI. Il 31 agosto del 1993 mamma, nonno e nonna lasciavano definitivamente il "paese" per trasferirsi tutti insieme a Roma. Il tuo viaggio, se così possiamo dire, comincia da lì, bimbo mio. Dalla decisione di tua nonna, dopo tanto soppesare, di raggiungermi nella città dove il lavoro mi aveva portato due anni prima. La carovana, un volvone pieno come un uovo, con un divano rovesciato sul portapacchi, lasciò via Cosmè Tura 28 nel primo pomeriggio fra magoni e abbracci vari. Mica siamo in America dove nasci sapendo che cambierai città e Stato un paio di volte almeno. Per noi carpigiani era già un "lavoro all'estero" trovare un impiego a Modena, diciotto chilometri, e non potere tornare a casa per il pranzo. Figurati Roma, la capitale, che in tanti avevano visitato solo per il viaggio di nozze. Arrivammo a sera inoltrata e lì, per me, fu come sposarmi un'altra volta, la terza, e sempre con la stessa donna. Quella borsa di tua nonna. Tua madre aveva quindici anni, di lì a pochissimi giorni sarebbe entrata al quinto ginnasio di una delle scuole storiche del centro, ma questo è un altro film, e merita una proiezione a parte. Damme er cinque, romanaccio de nonno!

giovedì 22 agosto 2013

QUESTA POI... Passi che la tua prima parola è stata mamma, sorvoliamo che hai aggirato il papà e dopo "Ciao" sei planato su "Peggy" - che ora dopo un periodo di diffidenza ti vuole bene e ti "saluta" volentieri - ma che tu chiami Peggy anche me non ci sta. Io sono il nonno! Non-no!! Non è difficile. E finalmente, in questi venti giorni di mare insieme, ho trovato il mio ruolo. Che è quello di placarti con il barbatrucco segreto. Non c'è collera improvvisa, non c'è crisi isterica, mal di pancia di Valentino che resista all'iPhone e all'assistente vocale SIRI. Dalla tasca nascosta il nonno estrae il telefonino e a Valentino ritorna il sorriso. L'indice di ET pigia il bottoncino centrale in basso e lo spettacolo va a cominciare. Poi è tutto un ciu-ciu-ciu con la signorina sintetica che, se te la sai lavorare, ti canta anche una canzone.

lunedì 19 agosto 2013




CIAO! CIAO!! CIAO!!! Questa è la seconda parola che pronunci con piena coscienza del suo significato. A volte, incrociando un altro bimbo, gli sventoli anche  la manina. Comunicazione verbale e gestuale che si integrano. Una parola che ripeti compiaciuto di sentire e modulare il suono della voce. Soprattutto la sfoderi quando sei stanco di una situazione e vuoi dare un segnale alla mamma che è ora di andarsene. "Ciao!", nel senso di "Buonanotte a tutti, noi ce ne andiamo". Molte altre sono le parole che macinano dentro e che stanno per esplodere. Mi aspetto di tutto da quella bocca sorridente di un sorriso ammiccante e malandrino.  Sarai un gran figaccione, ragazzo, e lo sai già. Alto e formato come e più di un bambino di tre anni, il doppio esatto dei tuoi. E altezza è mezza bellezza. Tu e Giorgia ve la siete intesa subito. Siete gli unici bambini integralmente nudi della spiaggia. Vedervi è una gioia. "Signora, perchè è senza costume?" chiedono ogni tanto gli altri bimbi, magari signorine col "due pezzi" a quattro anni, bimbe che le loro madri fanno torturare dalla signorona nera che fa le treccine sotto l'ombrellone e ci mette dalle due ore in su. Tua madre, in realtà, se ne approfitta della sua faccia da tedesca e appena può toglie cappellino, maglietta e pannolino. La prima volta che ti è scappata la pipì sulla battigia te lo sei guardato e hai cominciato a ridere a crepapelle. Fare la pipì in piedi. Un altro passo. Non da poco per un uomo.

venerdì 16 agosto 2013

MAMMA MIA. Finalmente l'hai detto forte, chiaro "mamma" e lo hai fatto rivolgendoti alla signora Agnese Po. Cioè tua madre. La prima parola in italiano e di senso compiuto. Era il 15 agosto del 2013. Prima d'ora avevi pronunciato questa parola rivolgendoti a molte altre cose, soprattutto il cibo. Tutto è bene ciò che finisce bene. Nessuna gelosia consentita anche se qualcun altro non avrebbe disdegnato che la prima parola fosse "nonno"... Qui al mare, dove praticamente siamo insieme tutto il giorno da dieci giorni, a volte mi cerchi espressamente. Ieri sei arrivato direttamente con un libretto in mano facendomi capire che volevi salire sulle ginocchia e desideravi che lo leggessimo insieme. Uno di quei libri per bambini con le pagine di cartone duro e le finestre che si aprono. Del resto i nonni è per questo che sono fatti. A differenza dei genitori, non hanno l'agilità per rincorrervi, seguirvi sulle giostrine, entrare e sedersi nelle casette delle fate. I nonni hanno la pancia. E le articolazioni scricchiolanti.