domenica 17 novembre 2013

SOUVENIR. Ci sono, e ci sono stati soprattutto in passato, nonni che amano farsi ricordare in pose serie, fotografati nel loro studio, col vestito migliore. Anche di me ti rimarranno decine di pose, mentre lavoro, mentre intervisto, mentre sono in diretta e quando ricevo premi. Potrai andarne orgoglioso, dire mio nonno ha fatto programmi radio per più di quarant'anni, ha intervistato cantanti e capi di stato, ma l'immagine che vorrei ti rimanesse vicina è questo sberleffo che tua nonna e io ti dedichiamo con tutto il nostro amore. Lo stesso amore che da quarantatré anni ci riserviamo l'uno l'altro, la stessa voglia di giocare. Eravamo in vacanza. Dal lavoro, dai pensieri quotidiani e anche da te che, come vedi, eri però nei nostri pensieri. Ciao Vale. Domani la nonna torna. Trattala bene. Massimo domenica spero di vederti anch'io.

venerdì 8 novembre 2013


FACCIA DA LIGERA. Si diceva così, negli anni sessanta delle facce da impunito. Il "ligera", a Milano, era il malavitoso di piccolo calibro, simpatico, non particolarmente pericoloso, che se la cava sempre. Proprio come te che qui esci da un pianto inconsolabile, una crisi di nervi, cioè una bella incazzatura. E' andata così. Come tutte le sere, verso le otto, arrivata la mamma, ti aspettavi che la nonna uscisse per tornarsene a casa e godervi la vostra intimità. Ciao ciao, bacio bacio, e la nonne se ne va. E invece, sorpresa, la nonna resta e entra il nonno con un bustone puzzolente colmo di cibo cinese. Che tu non lo sai ma l'Agne e nonno Ruggi vanno pazzi di involtini primavera, ravioli al vapore, spaghetti di soia e billa cinese. Un lampo. Se avessi potuto mi avresti cancellato con un raggio laser. Strilli a mille. Ma il nonno conosce più trucchi di te. Esce l'iPhome e entra in campo l'assistente vocale. "Perchè Valentino piange?" "Non capisco" "Valentino è disperato" "Vuoi che cerchi Valentino su internet?" Il resto lo vedi dalla foto. Sotto l'iPhone ci sei tu. Vale, visto come ci tratti ho deciso che ti porto via la nonna per una settimana. Ce ne andiamo un po' a zonzo. Verso nord. Magari ti mandiamo qualche foto.

domenica 3 novembre 2013

GNOGNO, stasera sono io che scrivo a te visto che sono capace a accendere l'iPhone e anche l'iPad, come dimostra questo autoscatto che ci siamo fatti quando i miei  se ne sono andati e papà era fuori dal cancello per sentire se piangevo. E noi a ridere e a farci le foto da mandargli subito. Loro al concerto dei Darkness a fare i rocchettari e noi qui a giocare col telefonino. Quella voce mi fa ammazzare dalle risate. Quando dice "Valentino? Non capisco. Su internet ho trovato Valentino Rossi. Lo chiamo?". Gnogno, ti volevo dire che mi piace quando ti metti a contare e ti fermi a sei. Ma non lo sai che dopo c'è il sette? Te lo devo ricordare io tutte le volte? Lo so che la Peppa Pig si ferma a sei, ma se lo chiedi a me lo so. "Sette!!!" E poi ti volevo dire che mi piace anche quando mi guardi giocare senza rompere. Mi piaci perchè non mi insegni come si fa. Che se io per rimontare la macchinina metto la ruota sul sedile non mi blocchi per dirmi: "Noooo Valentino, la ruota va lì". Sei furbo, tu, perchè hai capito che magari ti posso dare un'idea per le macchine del futuro e fare bella figura alla radio. E poi mi piace che mentre faccio un gioco non mi fermi per propormene subito un altro. E che se cammino sul divano non mi dici scendi che ti fai male. Mi piaci che stai lì buono buono a guardarmi accarezzando Peggy. Ma non sarà che quella è un po' gelosa di me?

sabato 2 novembre 2013

LE TUE RADICI. Oggi è il giorno che la tradizione dedica al ricordo di chi non c'è più. Oggi voglio accompagnarti nei cimiteri dove riposano alcune delle persone che, non per il solo fatto di avere vissuto, hanno gettato le basi per l'arrivo di Valentino e per quello che Valentino sarà. Io posso aiutarti per un cinquanta per cento, naturalmente, quella metà di Valentino, romano de Roma, che sta tutta nella pianura padana. Quattro i cimiteri che ti porto a visitare. Cominciamo da quello più importante, Carpi, dove riposano i tuoi bisnonni Attilio e Silvia, i più longevi. Silvia l'hai conosciuta anche tu, ebbe il tempo di tenerti in braccio. Se ne andò tre mesi e dieci giorni dopo il tuo arrivo. Se ne andò col botto. Nemmeno 24 ore dopo la sua sepoltura Carpi subì il terremoto più grosso della sua storia. Lo stesso camposanto chiuse per mesi. Ora riposa in quella tomba di famiglia che lei tanto detestava in quanto sotto un pino che sporca in continuazione. Quando le andrai a far visita porta con te una scopa. Serve sempre. Accanto a lei Attilio, il marito di una vita, 55 anni insieme nonostante una matrimonio tardivo, quando già, oltre la trentina, lei ragazza di campagna, si sentiva destinata a restare zitella. Chè negli anni cinquanta le donne single erano zitelle. E invece, proprio come tua madre, ebbe la sua unica figlia a 34 anni. Anche Attilio visse a lungo. 85 anni a Carpi e gli ultimi mesi a Monterotondo dove, quando già era molto malato, si trasferì con la Silvia per stare vicini a noi. Vitale e socievole come lo fu per tutta la vita, nonostante lo sfinimento della malattia, trovò la forza di andare spontaneamente al Centro Anziani e farsi qualche amico. Non so quanto si capissero. Unico neo dei romani, per lui che "qui non sanno fare il pane", così nonno Ruggi dovette farsi dare la ricetta da un panettiere carpigiano e da allora sforna a Roma chioppe, mantovane e crocette. In onore al bisnonno Attilio che tra i tanti mestieri di una vita così lunga fu anche pastaio. Forza Vale. Il nostro viaggio per cimiteri continua. A proposito lo sapevi che tuo nonno per una breve, ma non brevissima, stagione della sua vita lavorò nei servizi cimiteriali? Aveva ventidue anni, voleva sposarsi, finire l'Università richiedeva ancora anni. Gennaio 75 il Comune di Carpi acquisiva le Onoranze Funebri per sottrarle alle speculazioni dei privati e offriva un posto, a tempo determinato, di Coordinatore. Il nonno decise di non essere choosy e accettò. A giugno il matrimonio. Un incarico che, tra un contratto e l'altro, durò per due anni. Tienilo a mente, bimbo mio, quando ti verrà voglia di scartare una proposta apparentemente inadeguata. Alè. Forza. In macchina, Si va a San Marino, frazione di Carpi dove nacque la bisnonna Lea e dove, con lei, riposano tutti i Valentini, a proposito di radici. Questo è un bel cimiterino, sai? Piccolo, a lato di una bella chiesa, quella dove la Lea trascorse la sua infanzia, dove insegnò il catechismo, prima di decidere che lei con i preti non aveva nulla a che spartire e di diventare fervente antifascista e poi comunista. La Lea riposa in un "tombino" (qui a Roma li chiamano "forni" e "fornetti") in una "galleria". E' con i suoi familiari, suo padre Alfonso, sua madre Erminia e qualcuno dei suoi fratelli e sorelle. Soffermati e, piuttosto che una preghiera, cantale "Bella Ciao". Se sarà in ascolto apprezzerà. Prima di uscire e riprendere la macchina passiamo a salutare la "zia Valeria", con cui per tanti anni nonna e io abbiamo vissuto porta a porta e che fu una terza nonna per tua madre. Poi lo "zio Leo", il "piccolino" degli undici fratelli Valentini. Dai. Si riparte. Per andare dal bisnonno Gino ci sono una quarantina di chilometri. Lui è sepolto a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, dove trascorse assieme alla Iolanda, la sua nuova moglie, l'ultima parte della sua vita. In quel cimitero ce lo portammo con la banda e il discorso del delegato ANPI Alfredo Bulgarelli in una nevosissima mattina di fine gennaio 2004. Pagherei per sentire il suo commento davanti a quelle parole svuotate di ogni spessore per quanto erano state ripetute negli ultimi decenni. Lui, ex comandante partigiano, uomo di grande coraggio e di altrettanta libertà di pensiero che, finita la guerra, senza clamore, ma senza ripensamenti, si era allontanato da celebrazioni e retorica. Il quarto cimitero è quello di Gargallo. Piccolissimo, sotto casa della Simo, tua prozia, mia sorella. E' il mio preferito. Lì ci sono i Po.