giovedì 17 novembre 2016

Credevo io ...

Quando intitolai questo blog "Un vecchio e un bambino" tu stavi nascendo, io avevo "solo" sessant'anni e nella frase, oltre al riferimento alla canzone di un caro amico di gioventù scomparso troppo presto, c'era molta autoironia. Certo non mi sentivo vecchio e  non mi sento vecchio nemmeno ora che ne ho quasi sessantacinque. Al contrario, dopo il quarto di secolo passato in Rai sto progettando una nuova vita professionale, meno impegnativa dal punto di vista individuale che mi lasci, ora che sei grande, più tempo anche per te. Interagire con un Valentino piccolo per me non è stato sempre facile. Più complicato, certamente, rispetto a quanto lo fosse con tua madre. Le gambe, aggravate dal peso del corpo, non consentono più tanta agilità nel piegarmi, sedermi a terra, sollevare un bambino. Gli stessi strumenti di comunicazione, nonostante io sia un "vecchio" particolarmente tecnologico, non sono più tanto raggiungibili. Credevo, io, di poterti leggere le favole come trentacinque anni fa con tua madre. Mi illudevo di poterti comunque seguire nelle tue scorribande in rete, almeno di poterci confrontare su ciò che guardi attraverso il tuo iPad. Il massimo consentito è "Valentino, che cosa stai guardando?" per sentirmi rispondere "Ok! Ora cambio."