domenica 6 maggio 2012




COMINCIA IL GIOCO DELLE SOMIGLIANZE. Io, proprio io che ancora penso che i neonati sono come i cinesi, tutti uguali, l'altro giorno ti osservavo cercando "i richiami". Eri da poco tornato dal tuo primo giorno in piscina e dormivi profondamente, beato e spompato, con la bocca semiaperta. Mi sembravi tuo padre quando ha il raffreddore. Poi ti sei svegliato di buonumore, ci siamo messi a fare le boccacce e mi ricordavi tua madre quando giocavamo a strapparci il ciucio con la faccia ogni volta sorpresa.
"Vedi che adesso l'hai capito anche tu come facevano gli altri a essere così nonni..." mi dice Anna Maria Ori dopo avermi comunicato quanto le abbia cambiato la vita Laura, la sua nipotina di quasi sette anni che "parla e ragiona come un grande". Qualche merito dobbiamo pur averlo noi nonni degli anni duemila, quelli che a sessanta e settant'anni hanno ancora la forza fisica e le capacità intellettuali di stimolarvi. Ai nostri tempi non era certo così e per questo, a parità di età, eravamo molto più gnoccoloni. Certo, oggi ci sono anche internet e la TV. Io avevo solo Nonna Abelarda e il Mago Zurlì e di nonni ne ho conosciuto solo due. Uno,  Ettore, morì quando avevo cinque anni e credo che si e no sapesse il mio nome. L'altro, Alfonso Valentini, campato fino a 94 anni, era un monumento. Seduto nella sua poltrona, che a me sembrava un trono, il patriarca mi squadrava. "Popà, l'é Rugéro, al fiol ed la Lea". "Sei diventato grande - rispondeva in italiano - e a scuola come andiamo?" e qui finiva il rapporto.

Nessun commento:

Posta un commento