domenica 3 novembre 2013

GNOGNO, stasera sono io che scrivo a te visto che sono capace a accendere l'iPhone e anche l'iPad, come dimostra questo autoscatto che ci siamo fatti quando i miei  se ne sono andati e papà era fuori dal cancello per sentire se piangevo. E noi a ridere e a farci le foto da mandargli subito. Loro al concerto dei Darkness a fare i rocchettari e noi qui a giocare col telefonino. Quella voce mi fa ammazzare dalle risate. Quando dice "Valentino? Non capisco. Su internet ho trovato Valentino Rossi. Lo chiamo?". Gnogno, ti volevo dire che mi piace quando ti metti a contare e ti fermi a sei. Ma non lo sai che dopo c'è il sette? Te lo devo ricordare io tutte le volte? Lo so che la Peppa Pig si ferma a sei, ma se lo chiedi a me lo so. "Sette!!!" E poi ti volevo dire che mi piace anche quando mi guardi giocare senza rompere. Mi piaci perchè non mi insegni come si fa. Che se io per rimontare la macchinina metto la ruota sul sedile non mi blocchi per dirmi: "Noooo Valentino, la ruota va lì". Sei furbo, tu, perchè hai capito che magari ti posso dare un'idea per le macchine del futuro e fare bella figura alla radio. E poi mi piace che mentre faccio un gioco non mi fermi per propormene subito un altro. E che se cammino sul divano non mi dici scendi che ti fai male. Mi piaci che stai lì buono buono a guardarmi accarezzando Peggy. Ma non sarà che quella è un po' gelosa di me?

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