mercoledì 6 marzo 2013

L'E' UN PCHE' MURIR. Peccato dover morire... E'un  modo di dire molto comune tra i nostri vecchi e lo ripeteva spesso anche mia madre, curiosa com'era del futuro, che però non riuscì nemmeno a vedere il duemila. Un'espressione che mi è tornata in mente l'altra sera quando, sul cellulare, mi sono trovato una chiamata persa tramite Face Time. Face Time è la messaggistica video di Apple. Quando tu leggerai queste pagine sarà probabilmente già vecchia, oggi è ancora una novità. Dicevo, trovo questa chiamata  e chiamo subito tua madre. "Mi avevate cercato?". "Ah... no, scusa, è stato Valentino che ti ha chiamato per sbaglio". Ma come? Non cammini, non parli, già chiami su Face Time?  Immagino i bambini di domani come dei piccoli ET: tutta testa e ditone. Il resto non serve. Io avevo 35 anni quando uscirono le prime rubriche elettroniche. Lo stupore di potere digitare un nome sulla tastiera e leggere il numero di telefono. Fino allora solo agendine e agendone cartacee. "L'ho segnato col nome o col cognome?". Non avevo 40 anni quando arrivavano sul telefono - solo uno, quello di casa - gli scherzi anonimi. "Guarda che ho un dispositivo che vede il tuo numero! Ti ho scoperto!" dicevo barando e senza immaginare seriamente che domani avremmo avuto l'identificativo del chiamante. Erano già gli anni novanta quando mostravo a tua nonna un settimanale nel quale si diceva che presto ognuno di noi avrebbe avuto un numero individuale e un telefono senza fili da tenere in tasca. E che in America stavano pensando a una "rete" - parola per me fantasiosa- dove sarebbero passate tutte le informazioni. Avevo 42 anni quando pensionai la vecchia macchina da scrivere, quella che se ti sbagliavi strappavi il foglio e ricominciavi, quella con le cartine bianche per cancellare, quella con la carta carbone e i fogli sottili per le copie, e comprai il mio primo personal. Windows 2. La rivoluzione della video scrittura era già un miracolo. Ne avevo 50 quando cominciai a ritrovare, in quella famosa "rete," tutti i vecchi amici persi di vista. A 55 con Facebook tornai, virtualmente, nella piazza di Carpi con gli amici di trent'anni prima. A scherzare, a darsi battute, anche a confrontarsi seriamente. Fra tre giorni avrò 61 anni. Mi sono già regalato l'iPhone con l'assistente vocale e da due giorni le faccio dire di tutto. "Che ore sono a Pechino?" "Che tempo farà sabato a Urbino?". "Scrivi questa mail al direttore". "Cantami una canzone". E lei "Non ti conviene". "Dai cantami una canzone". "Guarda che sono stonata come una campana". "E dai, non farti pregare. Cantami una canzone" "Non c'è nessuna canzone nella libreria". "E via! Cantami una canzone!!!" "Allora a tuo rischio. Tu mi fai girar, tu mi fai girar, come fossi una bambola..." Vale! E tu già fai le chiamate con Face Time. L'é propria un gran pché murir.

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