lunedì 4 marzo 2013

4 MARZO. Oggi la bisnonna Silvia compirebbe 95 anni. L'unica che, anche se solo per qualche settimana, ha potuto tenerti in braccio. In assoluto la più longeva. Quella che aspettò i 34 anni per dare alla luce la prima e unica figlia. Apparentemente la più fragile, nei fatti una roccia.  Una vita segnata dalle separazioni. Due fratelli. Uno deportato e ucciso nel campo di concentramento di Mauthausen. Uno partito per la guerra e mai più ritornato dalla Russia. Una sorella andata a cercare una vita migliore in Argentina. Partita nel 1954 e rivista due volte sole. Una figlia partita per Roma che per dieci anni la seguì da lontano e negli ultimi sei se la tenne vicina e la seguì con una dedizione immensa. Un marito, capace di una fedeltà inossidabile, che le rimase accanto per cinquantacinque anni. Un genero col quale litigò ogni santissimo giorno. Le battaglie per lasciare uscire la Gabri con la minigonna. Quelle per le vacanze. Due famiglie così diverse, la sua e la mia. E poi quel matrimonio un po' fuori dagli schemi, quel ragazzo che rifiuta il ruolo del marito tradizionale, che fa la spesa, che cucina, che mangia poca carne, che fa il mammo, che si licenzia dal Comune, che fa la radio e che poi si licenzia anche da lì, che molla tutto e che va a Roma. Mi rendo conto, Vale. E evito di riferirti di quella volta che i tuoi nonni avevano accarezzato l'idea di mollare tutto tuttissimo e andare con tua madre, che aveva sei anni, a fare i cooperanti in Nicaragua. Alla fine scelse il destino. E lo fece alla grande. Di tua bisnonna Silvia, quella che oggi avrebbe 95 anni, ti auguro di avere ereditato il gene di lunga vita.

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