domenica 18 marzo 2012


18 marzo 2012

Tua madre deve averti scambiato per un melone. Ogni volta che ti concentri, e arrossisci un po', eccola che arriva ad annusarti là dove si annusano i meloni, perlappunto. “Fammi sentire se l'ha fatta”. E tu che la scruti con quello sguardo da duro che ormai è solo tuo. L'occhio sinistro socchiuso, la fronte corrucciata, come a dire: ma questa che cosa fa? Bella fortuna. Quando la mollava lei non c'era certo bisogno di indagare tanto. Era evidente. E allora la mettevi su fasciatoio, levavi il pannolino e dicevi “Che pussa!!!”. E lei rideva. Felice. Oggi siete stati qui a pranzo. C'era la bisnonna Silvia. “Diventa una bella ragazza. Te la portano via presto”. “Nonna... è maschio.” “beh... mo si capisce...”. Ljuba ti ha visto per la prima volta. Ti cullava fra le sue braccia. Indicava me. Dedushka. Per averti in braccio io, invece, mi sa che devo fare un'altra fuga a casa vostra in settimana. Soli noi tre. Tu, tua madre e io. E allora siamo tranquilli. Oggi un po' che mi sentivo osservato, sotto esame, un po' che ogni scusa era buona per averti loro, era tutto un “nooo... non così... reggigli la testa... oh... prima ti facciamo fare le prove con cicciobello” e via che ti riprendevano. Come se trentaquattro anni fa io non fossi stato il padre che lasciava tutti a bocca aperta perchè, in tempi in cui ancora nessun uomo lo faceva, nutriva e cambiava il bebè. Il papà che metteva la pupa nello zainetto e sfrecciava per Carpi in motorino. “Mo dio... ciai micca paura che casca?”. Il primo padre in aspettativa post partum che venne anche il TG2 a cercarmi e sei anni dopo Enzo Biagi. Ma questa è un'altra storia che fa ancora arrabbiare tua nonna. Dice che quell'aspettativa la presi per andare a lavorare a Radio Bruno mentre io portavo la bambina dalla nonna Lea e che lei faceva la figura della madre degenere che andava a lavorare. Questione di sapersi organizzarsi. No?

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