domenica 25 marzo 2012


25 marzo 2012

Daddy's dream”. La copertina dell'unico disco da solista di Demetrio Stratos, dove lui è fotografato con un neonato, presumibilmente il figlio, adagiato sul suo avambraccio è l'immagine che da quarant'anni mi ripromettevo di riprodurre e che ora sto ammirando compiaciuto. Valentino, ancora più piccolo, con gli occhietti mezzi chiusi, che riposa sicuro su due braccia possenti, quelle di suo padre, che per il contrasto sembrano ancora più grandi. Già incorniciato.



[Demetrio Stratos, nome poco conosciuto a livello popolare anche nel periodo della sua attività, fu, tra gli anni sessanta e i settanta, una delle voci più interessanti della musica italiana. Agli inizi fece pop, cantand,o nel gruppo dei Ribelli, “Pugni chiusi”, una canzone ancor oggi ascoltata, per poi passare al rock-progressive, una tendenza che tra il '70 e il '77 contagiò anche l'Italia producendo brani talvolta di un certo pregio. Quella fu la stagione dei miei vent'anni, quando conobbi tua nonna e insieme ci piaceva “fare gli hippy”. Viaggi interi in autostop, i chilometri per andare a vedere i concerti negli stadi, i campeggi. E quella era la nostra musica. Demetrio Stratos morì troppo giovane, a 34 anni nel 1979, per un tumore che se lo portò via in pochi mesi. Per pagarli le cure  in America ci fu una delle prime collette-rock cui parteciparono i più importanti gruppi italiani dell'epoca]

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