“Daddy's dream”. La
copertina dell'unico disco da solista di Demetrio Stratos, dove lui è
fotografato con un neonato, presumibilmente il figlio, adagiato sul
suo avambraccio è l'immagine che da quarant'anni mi ripromettevo di
riprodurre e che ora sto ammirando compiaciuto. Valentino, ancora più
piccolo, con gli occhietti mezzi chiusi, che riposa sicuro su due
braccia possenti, quelle di suo padre, che per il contrasto sembrano ancora più grandi. Già incorniciato.
[Demetrio Stratos, nome
poco conosciuto a livello popolare anche nel periodo della sua
attività, fu, tra gli anni sessanta e i settanta, una delle voci più
interessanti della musica italiana. Agli inizi fece pop, cantand,o nel
gruppo dei Ribelli, “Pugni chiusi”, una canzone ancor oggi
ascoltata, per poi passare al rock-progressive, una tendenza che tra il '70 e il '77 contagiò anche l'Italia producendo
brani talvolta di un certo pregio. Quella fu la stagione dei miei
vent'anni, quando conobbi tua nonna e insieme ci piaceva “fare gli
hippy”. Viaggi interi in autostop, i chilometri per andare a vedere
i concerti negli stadi, i campeggi. E quella era la nostra musica.
Demetrio Stratos morì troppo giovane, a 34 anni nel 1979, per un
tumore che se lo portò via in pochi mesi. Per pagarli le cure in America ci fu una delle prime collette-rock cui
parteciparono i più importanti gruppi italiani dell'epoca]
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