sabato 3 marzo 2012


3 marzo 2012




Zenzero, cannella, coriandolo, peperoncino. Quando saremo soli comincerò a farti conoscere i colori del mondo. Non sai fino ad ora che cosa ti sei perso. Prima in gravidanza niente salumi e niente verdure se non al sapore di amuchina. Sdoganato il prosciutto, adesso che ti dà il latte tua madre deve stare attenta a qualsiasi spezia, compreso il condimento delle salsicce, “perchè il latte cambia sapore”. E ti credo, ma mica è un male se ti fai una ciucciata che sa di luganega. Qui andrà a finire che non vorrai mangiare il gnocco fritto. O, peggio, lo chiamerai "lo gnocco fritto", come ti insegnerà qualche maestra senz'anima. Cinquant'anni fa, quando ero bambino io, non conoscevo il sapore della pizza. A Carpi, profonda Emilia, nessuno la faceva se non qualche immigrato a casa sua. Ancora oggi se a certi miei coetanei e concittadini nomini il peperoncino ti guardano come un meridionale cui parli del burro: inorriditi. Il cibo è cultura e comunicazione. Oltre che amore. E contro la globalizzazione, almeno a tavola, non ho assolutamente nulla da dire.

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